Gavia, Stelvio, Livigno e Bernina

Scritto da Michele Della Torre il 27 luglio 2010 – 19:20

E’ abbastanza chiaro che io abbia una passione particolare per i passi di montagna, ma all’appello mancava sicuramente il più famoso in assoluto: lo Stelvio.
Io e Alex abbiamo deciso che era arrivato il momento per colmare questa mancanza, così in compagnia di Diego abbiamo passato 2 giornate bellissime sul alcune delle strade più emozianti dell’arco alpino.

Informazioni riassuntive

  • Lunghezza: 595 km circa da Cernobbio a Cernobbio
  • Tempo impiegato: 2 giorni

Primo giorno: sabato

Mappa Gavia e Stelvio primo giorno

Mappa Gavia e Stelvio primo giorno

L’itinerario è stato pianificato in modo da avere il sabato molto pesante, così il ritrovo è di buon’ora. Io parto alle 7:00 da casa con la mie nuove borse laterali cariche (fin troppo per un weekend, ma avevo bisogno di provarle bene) e arrivo al distributore di benzina Albese alle 7:30, dove Alex mi sta aspettando da qualche minuto e mentre faccio il pieno arriva anche Diego con la sua bellissima GSX-R.

Ci dirigiamo verso Lecco e imbocchiamo la superstrada fino a Colico e arriviamo, dopo quasi 2 ore di viaggio, a Teglio, senza aver nulla di particolare da segnalare… l’evento più emozionante è stata una piccola deviazione per lavori in corso sulla SS36.
A Teglio svoltiamo sulla SS39 seguendo i cartelli per l’Aprica: la musica cambia improvvisamente, salendo le curve si susseguono di continuo e si arriva in paese decisamente troppo in fretta, dove cogliamo l’occasione per prendere un caffè e riposarci un pochino.

 La discesa verso Edolo è molto piacevole e non particolarmente tortuosa e questo si ripete fino a Ponte di Legno, dove iniziamo la salita verso il passo di Gavia e la situazione cambia rapidamente: la strada inizia a stringersi sempre di più, i tornanti diventano sempre più infidi, complice anche un asfalto non sempre perfetto. Il vero problema rimane comunque la larghezza, i cartelli che indicano una carreggiata “dai 2.5m ai 4.5m” (già incontrati sul Crocedomini) da soli sono un monito decisamente chiaro: in alcuni punti un’auto e una moto che provengono da direzioni opposte faticano a trovare lo spazio per passare ed è difficilissimo riuscire a sorpassare una moto con un’altra moto. Il momento più terrorizzante rimane però l’ingresso in una galleria molto stretta e completamente buia, da cui si spera di uscire il prima possibile.
Arriviamo in cima e ci fermiamo per sgranchirci le gambe, avere l’onore di poter toccare con mano la neve il 17 luglio e fare la foto di rito al cartello.

 La discesa rimane stretta e non invita a forzare il ritmo, ma una volta affrontati i dieci tornanti che segnano l’ingresso a Santa Caternina Valfurva ci si ritrova finalmente su una strada molto più larga che permette una guida rilassata fino a Bormio. Nel corso di questo tratto ci fermiamo a mangiare i panini che ci siamo portati da casa.

A Bormio facciamo il pieno alle moto e iniziamo la salita incontrando un tornante con un cartello e un numero, il 36; abbiamo iniziato ufficialmente la salita verso il passo dello Stelvio! La strada è davvero unica, la salita sembra non finire mai e si incontrano tantissimi altri motociclisti. Non si va sullo Stelvio per andare forte, i tornanti non lo permetto, ma per quello che sa dare.
La cima del passo è frequentatissima e si trovano bar, negozietti e venditori ambulanti di panini e bibite, una situazione decisamente insolita che rende questo posto ancora più speciale. Parecchi anche i ciclisti, che meritano tutto il mio rispetto perchè io in bicicletta probabilmente non sarei riuscito a superare il secondo tornante.

La discesa sul versante trentino è il budello tanto celebre che si vede in tutte le foto: i tornanti questa volta sono 48 ed è un po’ meno divertente del versante lombardo perchè più stretto, ma forse per questo ancora più memorabile. Bisogna fare attenzione quando si esce dai tornanti per la facilità con cui ci si ritrova sulla sinistra, con il rischio di incrociare chi sta salendo.

Terminata la discesa, puntiamo prima verso Glorenza, poi verso il passo di Resia: nei pressi di Malles affrontiamo una manciata di curve da sogno, larghe e perfettamente asfaltate e due immensi generatori eolici che fanno da sfondo. Arriviamo al lago Haider See, poi al lago di Resia, dove la sosta nei pressi del campanile semisommerso è obbligatoria e indossiamo le tute antipioggia perché chiaramente sta per piovere anche questa volta.

Entriamo in Austria e seguiamo le indicazioni per la Svizzera: dopo una decina di kilometri e una manciata di tornanti sconfiniamo nel Canton Grigioni, procedendo verso Zernez. La strada è un lunghissimo serpentone con curve molto larghe e pochissimo traffico, peccato solo per l’acqua.

Da Zernez ci troviamo nel Parco Nazionale Svizzero, poi prendiamo il tunnel Munt La Schera che porta direttamente in Italia sul Lago di Livigno. Il tunnel, lungo circa 3400m, è a senso unico alternato, è a pedaggio e le moto pagano 8€: è buona cosa preparare i contanti prima, altrimenti si fa la nostra fine, rimanendo una decina di minuti a cercare il portafoglio sotto i vari strati di abbigliamento.

Costeggiamo il lago e verso le 19:00 entriamo finalmente a Livigno, accolti da un cielo nerissimo e inquietanti lampi; giusto il tempo di arrivare in albergo e di mettere le moto in garage che inizia a diluviare, così decidiamo di cenare sul posto senza uscire.
Decisamente memorabile il menu: io opto per una banale carbonara, mentre Alex e Diego scelgono una cena con prodotti tipici. Tipici polacchi. L’albergo Teola, dove pernottiamo, è infatti gestito da personale proveniente dalla Polonia, con tanto di bandiera bianco-rosso appesa orgogliosamente sulla facciata esterna.

Dopo un paio di partite a biliardo andiamo a letto, con i miei due compagni di avventure che si chiedono il senso di arrivare fino a Livigno per mangiare polacco.

Secondo giorno: domenica

Mappa Gavia e Stelvio secondo giorno

Mappa Gavia e Stelvio secondo giorno

L’idea iniziale era quella di fare anche la domenica un lungo giro tra i passi, passando prima da Bormio, per poi affrontare il Bernina e il Maloja, ma la mattina decidiamo di cambiare il programma, un po’ perchè la pioggia della sera prima ha abbassato molto la temperatura, un po’ perchè siamo a Livigno ed è quasi obbligatorio fare un giretto tra i negozi.

Facciamo colazione appena possibile e alle 9:00 siamo in paese: la passeggiata è abbastanza rapida, siamo pur sempre tre maschietti poco interessati allo shopping, ma Diego, forse per compensare la cena della sera precedente, si sente in dovere di tornare a casa una slinzega per poter affermare di aver mangiato qualcosa di tipicamente Valtellinese.

Alle 11 siamo di nuovo in sella, il cielo è terso, ma la temperatura è abbastanza bassa, e ci dirigiamo verso la Svizzera passando attraverso la Forcola: la strada sale in modo abbastanza rettilineo fino ai 2315m che si raggiungono nei pressi del confine. La discesa verso la strada 29 è certamente più bella, sia dal punto di vista della guida che da quello paesaggistico che si gode stando in una valle in mezzo alle montagne.

Arrivati all’intersezione con la strada 29 decidiamo di risalire fino alla vetta del passo Bernina; la strada che si percorre è una delle più divertenti in assoluto su cui sono stato, le curve non sono mai troppe strette e il perfetto asfalto rende il tutto eccezionale. In cima il freddo si fa sentire, ma come spesso accade in queste giornate, la vista è mozzafiato per l’assenza di nubi o foschia.

I 35 e passa kilometri che portano a Tirano meritano davvero di essere percorsi cercando di godersi lo spettacolo che offre con le montagne, il lago di Poschiavo, i paesini che si attraversano e la strada da sogno.

Rientrati in Italia ci fermiamo a pranzare in un ristorante: Alex e Diego si sentono un po’ in colpa per aver mangiato polacco la sera prima, così optano per un leggerissimo e molto estivo “Menu Valtellina” composto dagli Sciatt, un piatto di pizzoccheri e bresaola; io opto per un piatto di carne: non sono di certo un gran mangione!

Da Tirano a casa la strada è decisamente noiosa e si muore di caldo. Arrivati a Colico riprendiamo la SS36, ma a Bellano siamo costretti ad uscire a causa di un blocco e percorriamo la vecchia strada del lago che si presenta trafficatissima e lentissima. 

Punti di interesse

Come al solito, l’itinerario svolto con questi ritmi è sicuramente più adatto a chi ama stare in sella per ore che a chi preferisce fare turismo nel senso classico del termine.

I centri più importanti sono Bormio, Tirano e, ovviamente, Livigno.

(Spero di non fare un torto a nessuno se nei prossimi post sopprimerò questa sezione nel caso in cui non abbia nulla di interessante da scrivere)

Un paio di foto…

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One Comment to “Gavia, Stelvio, Livigno e Bernina”


  1. Flertz Says:

    I piatti polacchi erano buoni! :D Gran weekend. Gran giro. Gran divertimento.